5, 6, 7 luglio - Invia anche tu una mail ai parlamentari: "NO al decreto Madia sui servizi pubblici"
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- Pubblicato: Lunedì, 04 Luglio 2016 15:08
Il decreto sui servizi pubblici locali, attuativo della cosiddetta legge Madia di riforma della Pubblica Amministrazione, se approvato nella versione attuale porterà alla cancellazione dell'esito referendario del 2011 e quindi alla definitiva privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni.
Gentile Parlamentare,
in questi giorni sarà chiamato ad esprimersi sullo schema di decreto legislativo di esercizio di una delle deleghe legislative di cui alla l. n. 124 del 2015 (c.d. Legge Madia) recante “Testo unico sui servizi pubblici locali di interesse economico generale”.
Si tratta di un provvedimento con cui si dichiara esplicitamente la volontà di rilanciare i processi di privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali, a partire dal servizio idrico, cancellando definitivamente l'esito referendario del 2011 e violando il principio fissato dalla legge delega (art. 19, comma 1, lett. c) in cui si stabilisce che si deve tenere conto di tale esito.
In concreto:
- si vieta la gestione pubblica dei servizi a rete (tramite azienda speciale e in economia), si rende residuale la gestione "in house" e si favorisce quella privata attraverso la gara (articoli 7, 10 e 33);
- si ripristina l’”adeguatezza della remunerazione del capitale investito” nella composizione della tariffa, nell’esatta dicitura che 26 milioni di cittadini avevano abrogato con il 2° quesito referendario (articolo 25);
- si rende possibile la cessione della proprietà delle reti e degli impianti (articolo 9).
- si svolga un dibattito approfondito su tale provvedimento nelle Commissioni parlamentari competenti;
- si svolga un serio ciclo di audizioni di tutte le realtà interessate, tra cui il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, tra i promotori dei referendum del 2011;
- si esprima un parere contrario e si ritiri questo decreto che contraddice la volontà popolare e la Costituzione;
- si chieda al Ministro Madia e al Consiglio dei Ministri di riscrivere il decreto secondo le proposte allegate alla presente così da renderlo compatibile con l'esito referendario.