Dopo due anni di costanti attacchi all'esito del voto referendario, sia sul versante della gestione (con tentativi, bocciati dalla Corte Costituzionale, di rimettere in campo la privatizzazione) sia sul versante della tariffa (con i tentativi da parte dell'AEEG , stoppati in parte dal Consiglio di Stato, di reintrodurre i profitti nella stessa), chiunque si confronti con la battaglia per la riappropriazione sociale dell'acqua e per una gestione pubblica, partecipativa e senza profitti del servizio idrico integrato, potrebbe immaginarla come totalmente immersa in una fase costantemente difensiva.
Niente di più lontano dalla realtà concreta.
E se la persistenza del movimento dell'acqua e delle ragioni profonde che hanno portato alla vittoria refendaria del 2011 ha permesso una forte resistenza ai tentativi di governi e poteri forti di riconsegnare l'acqua al mercato, la penetrazione carsica dentro i territori sta producendo importanti e promettenti risultati verso la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato.
Se un anno fa il movimento per l'acqua poteva vantare, come unico risultato concreto, l'avvenuta trasformazione da SpA a totale capitale pubblico in azienda speciale della società di gestione della città di Napoli, oggi innumerevoli processi stanno attraversando la penisola, con l'unico obiettivo di praticare concretamente la trasformazione sancita dal voto della maggioranza assoluta dei cittadini italiani.
E' cosi che, mentre nella provincia di Imperia viene bloccata la proposta di privatizzazione e si intraprende un percorso per una gestione pubblica da studiare assieme ai comitati, venti sindaci "ribelli" della provincia di Varese si schierano per l'azienda speciale e in provincia di Brescia si inizia un analogo processo.
E' così che il progetto di una grande multi utility del nord (A2A, Iren, Hera) viene smontata pezzo per pezzo e, mentre tra Forlì e Rimini si ragiona in direzione di uno scorporo di "Romagna Acque" dalla multi utility Hera, a Reggio Emilia e Piacenza si apre la medesima strada per aprire alla ripubblicizzazione del servizio idrico.
Analogo percorso si sta avviando a Pistoia e a Pescara, mentre a Vicenza il cambiamento dello statuto comunale inserisce nella "carta costituzionale" cittadina la gestione del servizio idrico attraverso enti di diritto pubblico.
Se a tutto questo si aggiungono il prossimo lancio a Roma del progetto per la riappropriazione collettiva di Acea Ato2 e le proposte di legge regionale d'iniziativa popolare in Lazio, Sicilia e Calabria, il quadro è sufficientemente ricco per poter dire che la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato è in marcia, con tenacia, capillarità e determinazione.
E, poiché siamo nel pieno di una campagna elettorale che rimodificherà lo scacchiere politico-istituzionale sia a livello nazionale che in alcune importanti regioni, l'insieme di questi processi apertisi nei territori può direttamente coniugarsi con una campagna nazionale perché il nuovo Parlamento metta all'ordine del giorno dei propri lavori l'approvazione della legge d'iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato che il Forum italiano dei movimenti per l'acqua ha presentato, corredata da oltre 400.000 firme, sin dal 2007.
Perché una cosa dev'essere chiara a quanti tra poteri forti finanziari, gestori privatistici e quadro politico-istituzionale fingono di non accorgersene : sull'acqua bene comune e diritto umano universale, sulla gestione della stessa come servizio pubblico e partecipativo, il popolo italiano si è già pronunciato e indietro non si torna.
Perché il futuro ci appartiene ed è sulla riappropriazione sociale dell'acqua e dei beni comuni che si può costruire un'altra uscita dalla crisi.
Marco Bersani