Piacenza 16/12 - Presidio contro megastipendi e privatizzazioni.
- Dettagli
- Pubblicato: Mercoledì, 17 Dicembre 2014 11:17
ll “Comitato dei Sindaci”, composto da Doria (Genova), Fassino (Torino) e Vecchi (Reggio Emilia), ha unanimemente designato Massimiliano Bianco quale nuovo Amministratore Delegato di Iren SpA.
Il CdA ha ratificato la nomina: Bianco subentrerà a De Sanctis, ma per tutto il 2015 ci ritroveremo a pagare (profumatamente) due Amministratori Delegati.
De Sanctis riceverà, dopo soli 17 mesi, una buonuscita di 950.000 € lordi. Inoltre continuerà a lavorare per Iren fino al 31 dicembre 2015, con il compenso di 400.000 € annui, che percepirà anche se decidesse di interrompere la collaborazione prima della scadenza.
Gli succede Massimiliano Bianco, dimesso l'anno scorso dall'acquedotto pugliese, di cui era direttore, a seguito di una indagine della Guardia di Finanza su alcuni rimborsi concessi a Ivo Monteforte, ex amministratore unico dell’Acquedotto Pugliese, rimosso dall’incarico a seguito della conversione illegittima del rapporto di lavoro di Bianco, da tempo determinato a indeterminato.
Non possiamo fare a meno di denunciare l'opacità e l'antidemocraticità di scelte così importanti affidate alla trattativa fra tre sindaci, due della stessa parte politica, il terzo come lo fosse.
Persino i Consigli Comunali sono esclusi dalle decisioni più importanti, figurarsi i cittadini.
Cosa c'è di "democratico" e "pubblico" nel pagare tali compensi all'AD di Iren per poterlo liquidare senza che nessuno sappia il perché, mentre si riducono gli investimenti, si lasciano senza acqua i morosi senza loro responsabilità e i cittadini pagano bollette sempre più alte?
Ai nostri amministratori locali tutto ciò sta bene? Pretendiamo delle risposte.
Non vogliamo strapagare manager al servizio della finanza con le nostre bollette! Vogliamo che la gestione dei servizi ambientali sia resa pubblica, fuori da logiche di profitto, partecipata e controllata da cittadini e lavoratori.
Per questo si è svolto martedì 16 alle ore 18:00, sotto il municipio di Piacenza durante il Consiglio Comunale, in quanto il Comune di Piacenza e' azionista di Iren con tutti i cittadini della provincia, perché Iren gestisce l’intero territorio provinciale, e megastipendi e sprechi vengono pagati dalle tariffe di tutti noi.
Negli ultimi anni Iren ha disatteso il piano di investimenti che era tenuta a realizzare, arrivando fino a 12 milioni di mancati investimenti nelle annualità 2011-2012, tanto che il Consiglio Locale fu a un passo dall’intraprendere azioni legali nei confronti di Iren, poi sfumate miracolosamente con gli accordi (al ribasso) intercorsi con il nuovo Presidente di Iren Profumo. Accordi che nel triennio 2013-2015 prevedono 15 milioni di investimenti in meno rispetto ai 45 previsti dal Piano d’Ambito.
Tutto questo a fronte di forti aumenti delle tariffe idriche (13% nel 2013, 20% nel 2014, 28% nel 2015, si veda delibera Atersir 23/2014).
Dove vanno a finire, dunque, i soldi in più che i cittadini ogni anno si trovano a pagare in tariffa? Difficile saperlo, perchè la trasparenza non è certo una qualità dell'attuale gestione: i piani industriali vengono decisi dal CdA dell’azienda, su cui il controllo concreto da parte dei comuni è sempre più difficile. Senza dubbio però aumentano i profitti (e i mega-stipendi e buonuscita dei manager), soprattutto per le grandi multiutilities quotate in borsa come Iren. Il nuovo metodo tariffario, formulato dall'AEEGSI, prevede infatti la copertura degli "oneri finanziari", consentendo in sostanza ai gestori di continuare a fare profitti sull'acqua, nonostante i referendum del 2011.
Nel frattempo le norme contenute nello Sblocca Italia e nella Legge di Stabilità sottendono un disegno piuttosto chiaro: la gestione dell'acqua affidata, attraverso nuove fusioni e aggregazioni, ai quattro colossi multiutility attuali - A2A, Iren, Hera e Acea - già collocati in Borsa, con un ruolo degli enti locali sempre più marginale.
Difficile immaginare che i futuri colossi dell'acqua possano preoccuparsi degli interessi dei cittadini, che confliggono con quelli degli azionisti. Ne abbiamo la prova in questi giorni in moltissime città d’Italia: per garantire agli azionisti lauti dividendi a fine anno i gestori praticano il recupero crediti attraverso migliaia di distacchi idrici, con buona pace dell'ONU che ha dichiarato l'accesso all'acqua un diritto umano universale.
Intanto a Piacenza non si riesce nemmeno ad ottenere una risposta logicamente fondata alla proposta avanzata, oltre che dai comitati, da 30 consiglieri comunali di 18 amministrazioni diverse e dal Comune di Pontenure per uno studio di fattibilità sulla gestione pubblica dell’acqua; richiesta sostenuta anche da un ODG approvato dal Consiglio Comunale di Piacenza, di cui non si è più saputo nulla.
Per tutte queste ragioni, a nostro avviso, nessuno può rimanere a guardare mentre viene condotto un nuovo tentativo di privatizzazione e mercificazione dell'acqua: non possono farlo i cittadini e non possono farlo gli enti locali.
Comitati Acqua Bene Comune di Piacenza e della Val d’Arda