Rimini 2/2 - Si decide il futuro dell'acqua
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- Pubblicato: Martedì, 03 Febbraio 2015 14:49
Servizio idrico riminese sotto la lente d'ingrandimento. Si è svolto ieri, 2 febbraio, l'incontro del Consiglio territoriale di Atersir (Agenzia territoriale per i servizi idrici e i rifiuti) sull'affidamento del servizio idrico integrato, gestito da Hera.
All'esterno della sede della provincia un presidio del comitato "Acqua Bene Comune", contro l'ipotesi di indizione di una nuova gara che potrebbe portare alla privatizzazione del servizio idrico.
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Comunicato Stampa Comitato Acqua Bene Comune di Rimini
I Sindaci di tutti i Comuni della Provincia, che compongono l'Atersir, sono chiamati a decidere come affidare la gestione del servizio idrico, che ora è di Hera anche se in proroga rispetto ad un affidamento scaduto a fine 2012.
Ieri si è tenuta la riunione di Atersir per discutere della gestione del servizio idrico a cui era presente una delegazione del Comitato Acqua Bene Comune di Rimini, come è stato riportato da tutti i giornali. Ma ciò che leggiamo oggi sui giornali non è esattamente quanto abbiamo ascoltato ieri. Anzi. Non è vero che sono state presentate allo stesso modo
tutte le possibilità di gestione del servizio idrico: Gara europea, Gara a doppio oggetto, affidamento IN HOUSE, gestione diretta.Nella riunione di Atersir abbiamo ascoltato il Presidente fare una lunga e molto tendenziosa relazione. Tendenziosa perché ha evidenziato molto le problematicità che i Comuni dovrebbero affrontare se scegliessero di affidare la gestione dell'Acqua con la modalità definita “in House” ovvero ad una società di proprietà del Comune stesso che poi andrebbe a gestire la rete idrica. Tendenziosa perché le argomentazioni esposte miravano a presentare la scelta del bando di gara come la più vantaggiosa. Arrivando addirittura ad affermare che i Sindaci avrebbero dovuto decidere tenendo conto degli “interessi pubblici e anche di quelli privati”. Verrebbe spontaneo chiedere: quali interessi privati? Di chi? Di quale società?
Ieri abbiamo ascoltato snocciolare i tanti problemi, impegni, costi e difficoltà che Sindaci e Comuni si troverebbero davanti se scegliessero di tornare a rendere davvero Pubblica l'Acqua anche nella sua gestione. Neanche una parola su possibili o eventuali vantaggi. Ma se così fosse perché la gestione del servizio idrico è tanto preziosa per Hera? O a qualcuno risulta che Hera se ne voglia disfare? E perché fa gola a tutte le multinazionali del mondo? Muoiono tutti dalla voglia di fare beneficenza e di accollarsi i tanti costi e problemi che ieri ci ha illustrato Giannini (Presidente Atersir)?
Ad esempio, come riportato dai giornali, se la scelta fosse quella di ripubblicizzare l'Acqua si dovrebbe ridare ad Hera il costo degli investimenti effettuati, stimati da Atersir in 113 milioni di euro per tutta la provincia. Bene. Ma quanto incassa Hera dalle Bollette dell'Acqua in tutta la provincia? Ecco questa cifra la relazione di Giannini ieri non la riportava e non c'era scritta da nessuna parte. A domanda da parte del Comitato Acqua Bene Comune Atersir ha risposto che le bollette che i cittadini pagano valgono circa 63 milioni di euro all'anno. Inoltre diversi Sindaci hanno richiesto dati più precisi e dettagliati sui costi, ovvero di conoscere per ogni singolo Comune quanto davvero sarebbe l'investimento da fare per ripagare Hera.
Aggiungiamo anche che diversi Comuni, anche fuori provincia e regione, sono orientati a cedere quote di partecipazione di Hera, che quindi potrebbe diventare una Società per Azioni di proprietà privata e gestione privata.
Il Comitato Acqua Bene Comune di Rimini, sia nella riunione Atersir di ieri che nell'assemblea pubblica tenutasi Sabato 24 Gennaio scorso, non ha mai nascosto che la scelta di tornare alla gestione pubblica del servizio idrico fosse la più impegnativa. Ma non sarebbe accettabile che i Sindaci decidessero senza aver valutato attentamente TUTTE LE OPZIONI POSSIBILI tenendo conto dei costi MA ANCHE DEI BENEFICI PER I COMUNI E PER I CITTADINI. Perché questo è il punto: quale analisi è stata fatta sui benefici che ne deriverebbero? Quale studio di fattibilità? Quali sarebbero i ricavi, ovvero le entrate, di cui verrebbero in possesso i Comuni se si riapropiassero della gestione del Servizio Idrico?
Perché è vero che per i Comuni ci sarebbero costi importanti in termini di investimenti di risorse economiche, ma questi sarebbero coperti e ripagati dalle Bollette, e si potrebbero trovare forme di finanziamento, anche attraverso sistemi di cessione del credito. Certo ci si dovrebbe mettere d'impegno e volontà per costruire un percorso, che è quello indicato dai cittadini col referendum. E dopo aver ripagato l'investimento iniziale, QUALI E QUANTE RISORSE RIMARREBBERO A COMPLETA DISPOSIZIONE DI COMUNI E SINDACI? E non per una cifra incassata oggi e mai più per aver venduto un servizio. Ma grazie ad un introito sicuro e costante nel tempo. Perché Atersir non ha presentato alcun dato su questo?
Né può essere un argomento accettabile quello, espresso dal Presidente di Atersir, dell'alto rischio di corruzione che esiste in tutto ciò che è gestito dal Pubblico in Italia, come molte inchieste hanno fatto emergere. Il Comitato da questo si è dissociato, non solo perché non riteniamo che tutto ciò che è Pubblico possa essere corrotto o corruttibile, ma anche perché lo riteniamo eticamente riprovevole come argomento pretestuoso per far propendere la scelta verso un bando di gara invece che altro.
Il Comitato Acqua Bene Comune di Rimini nella riunione di ieri ha invitato Atersir a fornire analisi sui costi e impegni veri cui si dovrebbe far fronte per una gestione “in House” del servizio idrico di ogni singolo Comune, insieme a studi di fattibilità, perché si possa valutare sulla base di tutti gli elementi in campo, non solo dei costi. E ha invitato Tutti
i Sindaci, una volta in possesso dei dati su costi e benefici, a discuterne nei Consigli Comunali aperti alla cittadinanza, perché la decisione sia consapevole trasparente e democratica. 27 Milioni di Cittadini italiani hanno scelto l'Acqua Pubblica con il Referendum del 2011. Oggi il compito di chi amministra su mandato elettorale dei cittadini è di rendere pratica e concreta quella scelta. A meno che i Sindaci di questa provincia non ritengano velleità idealitarie o residuati
ideologici governare il territorio in base alle scelte dei cittadini che li hanno eletti espresse col metodo diretto del Referendum.
A questo proposito non possiamo non esprimere apprezzamento per il Comune di Coriano, l'unico ad oggi nella provincia, ad aver scelto di andare verso l'affidamento “in House” quindi di tornare alla gestione pubblica, in coerenza e rispetto del mandato referendario.
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Si decide il futuro dell'acqua di Rimini, comitati sul piede di guerra
Articolo su Dire.it del 2/2/2015
Nel riminese sta per scatenarsi una nuova battaglia per l'acqua, dopo quella del 2011 che ha accompagnato i referendum. In provincia va infatti scelto il nuovo tipo di gestione e l'ipotesi privatizzazione manda su tutte le furie i Comitati che si battano perché il servizio resti pubblico, con il sostegno anche della Federazione della sinistra, compagna di maggioranza nella giunta Gnassi.
Questa mattina nella sede della Provincia si è tenuta una riunione di Atersir, l'Agenzia territoriale dell'Emilia-Romagna per i servizi idrici e i rifiuti. Fuori in presidio una trentina di attivisti dei comitati, compreso il consigliere di Fes, Savio Galvani.Dentro al palazzo, con la presenza di 16 dei 27 sindaci interessati e di due esponenti dei comitati, Nicolò Oltremare e Teresa Marano, sono state illustrate le tre ipotesi possibili, su cui, spiega Stefano Giannini, coordinatore del consiglio locale dell'ente e sindaco di Misano Adriatico, saranno i primi cittadini a decidere. Affidarsi a un bando europeo per scegliere il nuovo gestore; optare per una gara a doppio getto, in cui sostanzialmente un soggetto pubblico è chiamato a nominare un gestore privato; infine la creazione di una società in house. Queste le tre strade percorribili. Ora come ora l'unica certezza è che entro l'anno va deciso l'affidamento, sia a Rimini, quanto per le province di Reggio-Emilia e Piacenza. Oggi dunque nessuna decisione è stata ancora presa. "Dobbiamo valutare come sindaci, senza ideologismi, la formula migliore", aggiunge Giannini, mettendo in luce come il nodo principale riguardi gli investimenti sulla rete idrica, sulle fogne e sui depuratori. Certo Rimini a livello di acqua persa per colpa delle tubature sta messa meno peggio dell'Italia, con un media del 19% contro il 35%. Ma, ricorda Giannini, "il gestore uscente non ha ancora scontato gli investimenti fatti, per cui potrebbe reclamare 100 milioni di euro di indennizzo". E chi come Reggio e Piacenza, aggiunge, ha optato per la società in house sta incontrando "grandi difficoltà". Insomma il discorso è tutt'altro che semplice e chiuso, anche se, fa notare Giannini, "oggi ho assistito a strane capriole ideologiche".Di certo, ribattono i comitati, non si può sbugiardare l'esito del referendum del 2011. Da qui la richiesta di aprire il confronto, coinvolgendo tutti i consigli comunali. La via ottimale a loro dire sarebbe quella di affrontare il discorso a livello di "area vasta", come fatto per sanità e trasporti. Dunque andare in proroga fini al 2023 quando scadono gli affidamenti nelle altre due province romagnole e poi affidarsi alla gestione pubblica di Romagna Acque. "Nessuno dice che si tratta di una scelta facile", spiega il consigliere Galvani. A maggiore ragione allora deve essere "motivata" e "partecipata". Perché poi, si domanda, Rimini è il primo Comune a partire dopo due anni di proroga? Anche ai comitati piace l'idea di "allineare le scadenze" per poi gestire la questione a livello romagnolo. La doccia fredda arriva però da Giannini che sottolinea come "non è possibile" andare in prorogatio fino al 2023. Sia come sia va aperto un "forum provinciale", sottolinea Oltremare, presente per i comitati alla riunione di Atersir. L'esempio è la vicina Reggio-Emilia, ma anche Napoli e Palermo hanno optato per la gestione pubblica. Le difficoltà legate agli investimenti, aggiunge, possono essere superate trovando istituti di credito disposti ad anticipare gli investimenti o facendo ricorso alla Cassa depositi e prestiti. Senza dimenticare che laddove, come a Parigi, ci si è affidati a una società in house, le tariffe sono poi diminuite.La questione resta aperta ed è potenzialmente esplosiva, date le diverse impostazioni presenti in maggioranza. Per questo sindaco e Partito democratico programmano per questo pomeriggio un incontro con gli alleati di Fes. Anche se Galvani le idee chiare già le ha: "La maggioranza è quella dei referendum ed è il Pd che la sta tradendo".