Roma, 27/10 - Consiglio popolare dell'acqua e della democrazia
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- Pubblicato: Venerdì, 14 Ottobre 2016 13:21
Si scrive acqua si legge democrazia! Gridavamo questo dopo la vittoria referendaria del 2011. Oggi, in Italia si affronta un'altra battaglia referendaria, nella quale sono in gioco i diritti sanciti dalla nostra costituzione e l'autonomia delle comunità locali.
Una sfida che non può essere solo difensiva ma che ci impone di partire dalla vittoria del 2011, per la conquista di quei diritti troppo spesso citati ma non concretizzati.
Il diritto all'acqua, ad esempio, che una petizione firmata da 230.000 persone chiede di inserire in Costituzione. Un diritto violato dalle leggi di mercato che, nonostante i referendum 2011, i governi continuano ad imporre ad acqua e servizi pubblici locali, come dimostrano i decreti Madia attualmente in discussione.
Un processo che vede alcune aziende in prima linea per realizzare quelle privatizzazioni bocciate dalla volontà popolare.
Una delle protagoniste del grande risiko dei servizi pubblici è proprio ACEA, nata come azienda comunale proprio attraverso un referendum durante la giunta Nathan e che oggi, ormai privatizzata e quotata in borsa, è responsabile di migliaia di distacchi idrici e di veri processi di "colonizzazione" nel Lazio, Campania, Toscana, Umbria, in altre parti d'Italia e all'estero, anche attraverso partnership “criminali” come quella con la società israeliana Mekorot.
Processi che non si fermano all'acqua, ma puntano alla gestione dei rifiuti in un quadro di strategie finanziarie che vedono gruppi di potere come Suez e Caltagirone giocare a scacchi con le nostre necessità primarie.
Ma c’è un'altra strada, ostinata e contraria che in tante e tanti possiamo tracciare:
Una strada che passa per la ripresa di parola e di decisione di cittadini e utenti dei servizi pubblici, superando la retorica del "degrado" e mettendo in moto energie e competenze preziose.
Una strada che passa per gli spazi liberati nelle nostre città, spesso veri presidi di democrazia reale e oggi sotto attacco da quella stessa legalità che permette ad ACEA di fare profitto, vessando i cittadini sino a staccare l'acqua.
Una strada che passa per la messa in discussione del debito illegittimo e del patto di stabilità imposto ai comuni, a partire da quello gigantesco di Roma, in mano a poche banche con interessi da usura.
Una strada che passa per la valorizzazione delle competenze dei lavoratori, fuori da logiche di esternalizzazione e precarizzazione che deve vedere gli interessi dei lavoratori e degli utenti andare di pari passo.
una strada che passa per la legge 5 della Regione Lazio, voluta da comitati e comuni proprio per rispettare i referendum 2011 e che la Giunta Zingaretti finge di aver dimenticato.
Una strada che passa per una necessaria scelta di campo della Giunta Raggi: con Suez e Caltagirone o con i cittadini e con la prima stella, quella dell'acqua pubblica.
Ma che cosa vuol dire ripubblicizzare un servizio? Non è solo una formula matematica o un investimento finanziario.
E' un'ipotesi di un nuovo modello per vivere le città e garantire nuovi diritti mettendo al centro la partecipazione diretta: la possibilità di conoscere, intervenire e decidere.
Questo è un invito a realtà sociali, lavoratori, cittadini e amministratori di Roma, del Lazio e di tutti i territori ed Enti Locali coinvolti.
Per questo vogliamo lanciare il primo consiglio popolare dell'acqua, il 27 ottobre a Roma alle ore 17.00, sotto la sede ACEA di Piazzale Ostiense, in cui illustrare la piattaforma per ACEA: una proposta concreta per ripubblicizzare e invertire la rotta, partendo dall'acqua, ma puntando a tutti i servizi essenziali.