Lo stop ai prelievi dal lago di bracciano: atto dovuto, ma conseguenza di malgoverno delle istituzioni e gestione privatistica dell’acqua
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- Pubblicato: Venerdì, 28 Luglio 2017 21:11
Lo stop ai prelievi dal lago di Bracciano era un atto dovuto, per varie ragioni a cominciare dal rispetto della concessione ad ACEA che prevede, appunto, lo stop delle captazioni quando il livello dell’acqua del lago scende al di sotto di un ben determinato valore che, di fatto, è stato superato di circa mezzo metro.
Questa decisione, imposta dalla Regione Lazio - “responsabile della concessione” - e le reazioni che ha suscitato mostrano inequivocabilmente quanto sia decrepito e dannoso l’attuale sistema di gestione dell’acqua e quanto sia urgente la sua riforma che, nel Lazio, è veramente a portata di mano: basta applicare la legge 5 del 2014.
L’acqua è un bene prezioso, che va tutelato perché rimanga “risorsa rinnovabile” e quindi utilizzabile per la vita umana di oggi e futura; è stata invece usata - in questo come in tantissimi altri casi - per fare profitti, a scapito dell’equilibrio ambientale che ne assicura la “rinnovabilità” e della vita di un intero ecosistema - tutelato con la istituzione del “parco regionale dei laghi di Bracciano e Martignano” e con la individuazione di aree SIC in ambito europeo.
La decisione della Regione viene a valle di una ultima riunione, lo scorso 20 Luglio, indetta dall’assessore Refrigeri fra ACEA ATO2 e Istituzioni locali con la partecipazione dei comitati: il Presidente di ACEA ATO2, Saccani, invece di presentare un atteso piano operativo per far fronte alla crisi del lago di Bracciano, ha sostenuto che di fatto la captazione era stata ridotta ma che non si poteva andare al di sotto della portata continua di circa 1.100 litri al secondo, cioè quella prevista dalla concessione.
La reazione di Sindaci e presidente del parco è stata sdegnata e unanime nella conferma della richiesta di stop immediato dei prelievi, ampiamente sostenuta negli interventi delle associazioni. Il Comitato acqua pubblica, infine, ha argomentato la necessità di affrontare la crisi in maniera sistemica e guardando oltre l’emergenza immediata, che riguarda non solo il lago di Bracciano ma sempre più l’intero sistema idrogeologico laziale: abbiamo reiterato a Refrigeri la richiesta di procedere alla rapida istituzione degli ABI, e al Comune di Roma di avviare l’iter di trasformazione di ACEA ATO2 in azienda speciale.
L’intervento forte della Regione, che in qualche modo Refrigeri faceva intravedere al termine di quella riunione, mette un punto fermo su una vicenda ormai insostenibile ma avvia un processo di grandissima portata e dagli esiti imprevedibili, come capiamo dalle reazioni inqualificabili di ACEA e di alcuni suoi azionisti.
Respingiamo con forza la provocazione, vero atto di terrorismo mediatico, di ACEA ATO2 che scarica la responsabilità su altri e preannuncia il razionamento dell’acqua a 1 milione e mezzo di romani.
La prima considerazione è che le difficoltà di approvvigionamento idrico riguarderanno necessariamente tutti i cittadini dell’ATO2 serviti, e cioè di Roma e quasi tutta la provincia: non scenda a questi mezzucci per cercare di innescare ingiustificati malcontenti e reazioni sconsiderate fra cittadini e cittadini!
E poi: ma ACEA ATO2 dove stava? Cosa ha fatto in tutti questi anni? Come ha messo mano alle infrastrutture per ridurre le perdite degli acquedotti che hanno raggiunto valori da Paesi del terzo mondo? Capisce che ridurre le perdite dall’attuale 45% al 38% (valore medio nazionale) renderebbe inutile il prelievo dal lago di Bracciano? Si rende conto che da “amica del lago” che era negli anni passati oggi è vista in maniera ostile dalla popolazione, e che operare in queste condizioni è quanto di peggio possa capitare ad un’azienda? Perché non adotta criteri di trasparenza, lo strumento migliore per ottenere consenso, consentendo a Istituzioni e comitato di cittadini accesso diretto ai dati di esercizio degli impianti (portata di acqua prelevata)? E, da ultimo: conosce le basi del concetto di “sostenibilità”, di cui tanto si vanta dopo la pubblicazione del rapporto - per noi assai deludente - di sostenibilità?
E ancora: il Comune di Roma perché non ha avviato la trasformazione di ACEA ATO2 in azienda speciale? E perché, anche nelle more di tale riforma, non impiega le quote che riceve da ACEA SpA per la salvaguardia delle risorse idriche e l’ammodernamento delle infrastrutture?
Questa vicenda del lago di Bracciano ha mobilitato, insieme, cittadini e Istituzioni locali per la difesa di un “bene” del territorio, in una battaglia da alcuni tacciata per localistica ma che ci dice invece ancora una volta quanto sia importante coniugare il particolare con il generale nella declinazione del principio “pensare globale, agire locale”, quanto la città non possa soffocare la sua periferia e le aree rurali e a vocazione ambientale, quanto sia dannoso e antistorico contrapporre - anche con motivazioni false - gli abitanti della metropoli con quelli dell’interland, e quanto la gestione dell’acqua non possa essere lasciata nelle mani di una SpA, specialmente se privata, e ancor più se di dimensioni nazionali e oltre.
Questa vicenda introduce nuove motivazioni e dati di fatto, e vede una rinnovata partecipazione popolare che rafforzano la nostra battaglia per l’attuazione dell’esito referendario, nel Lazio: avviamo una nuova tappa, l’ultima e decisiva, che si concluda con l’attuazione della legge 5 e l’istituzione degli ABI, per l’innovazione del sistema di gestione dell’acqua che guardi all’interesse primario dei cittadini e non a quello economico-finanziario di azionisti privati o pubblici.
Dopo questo atto dovuto ne aspettiamo un altro da Refrigeri e Zingaretti: calendarizzare immediatamente la legge sui nuovi bacini idrografici nel Lazio, già in ritardo di 3 anni. Diversamente anche per loro sarà difficile essere considerati "amici del lago".
Roma, 25 Luglio 2017.
Coordinamento Regionale Acqua Pubblica Lazio