Forum Italiano dei Movimenti per L'Acqua

Cremona, in TV svelati i privatizzatori

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Le dichiarazioni fatte dai protagonisti del dibattito televisivo andato in onda sulla emittente locale Telecolor il 7 novembre scorso hanno chiarito molte cose riguardo al futuro del servizio idrico cremonese. Ci limitiamo a sottolinearne quattro:

- il Comune di Cremona, ha affermato l’assessore Bordi, è convintamente favorevole alla privatizzazione del servizio idrico da sempre, ha solo frenato per alcuni mesi l’approvazione del piano d’ambito perché quello che voleva ottenere nel frattempo era la creazione di una società unica, oggi pronta al varo [parte 3, min.00,10]; è quello che i comitati hanno sempre sostenuto: questa società unica è un cavallo di troia costruito solo per abbindolare i sindaci e portarli, volenti o nolenti, alla privatizzazione;

- la manovra è stata subdola e di accerchiamento: da una parte si è asserito che la nascente società unica non pregiudicava le scelte sul tipo di gestione: in realtà con la complicità dei presidenti delle aziende si è costruita una azienda unica che per le sue caratteristiche intrinseche non può ricevere affidamenti diretti. Quando durante la trasmissione il sindaco Silla ha dichiarato che auspicava un affidamento diretto è stato stroncato da un coro di “non si può” proveniente dall’ala privatizzatrice, in primis dal sindaco Denti [parte 3, min.09,45];

- il meccanismo attraverso il quale si vuole ottenere la privatizzazione è stato spiegato chiaramente dal presidente Salini: occorre bloccare i finanziamenti ai servizi fondamentali per “moralizzare la politica”; una filosofia che definire suicida (e paradossale, essendo pronunciata da un politico e presidente di amministrazione provinciale) è poco, e che tenta di trasferire subdolamente l’immoralità dimostrata da tante forze politiche oggi in Parlamento sulle spalle delle istituzioni e dei servizi che esse devono assicurare ai cittadini [parte 3, min.07,08]. L’applicazione sul nostro territorio di questa tattica di strangolamento è stata svelata nel momento in cui si è detto chiaramente che i soldi per gli interventi urgenti ci sono (quindi non esiste il rischio di sanzioni) e che tali somme sono state tenute “congelate” sino ad ora [parte 2, min.10,30];

- Bordi e Denti hanno poi raggiunto il culmine della scorrettezza nel momento in cui hanno tentato di far credere ai telespettatori che il 12 dicembre scorso 103 sindaci si fossero espressi non sulla revoca del piano d’ambito ma sul semplice rinvio della votazione: oltre che una falsità (visto che gli atti recitano esplicitamente “revoca”) è un affronto gravissimo all’intelligenza di tutti i sindaci della provincia [parte 3, min.14,00].

Questo è lo squallido livello a cui sono state portate la politica e l’amministrazione pubblica a Cremona e provincia pur di ottenere la privatizzazione di un servizio fondamentale: un intero territorio e un centinaio di sindaci gabbati e irrisi.

A fronte di tanta protervia il Comitato Acqua Pubblica del Territorio Cremonese conferma con forza la propria richiesta di dimissioni delle giunte di Cremona e di Ripalta Guerina e soprattutto del cda dell’Ufficio d’Ambito.

L’assemblea di Padania Acque in programma per il 16 novembre offrirà un primo momento di verifica del livello di contrasto che i sindaci del territorio sapranno opporre. Come Comitato Acqua Pubblica queste sono le posizioni politiche e gli atti concreti che saluteremmo con grande favore:

Il 16 novembre:

- prima di procedere alla nomina degli amministratori della nuova società unica provinciale discutere ed approvare un chiaro atto di indirizzo in merito alla gestione esclusivamente pubblica del servizio idrico: senza tale “polizza assicurativa” congelare per il momento la nomina degli amministratori. Ogni nuovo passo verso l’entrata in funzione di tale nuova società così come è ora strutturata infatti porterebbe inevitabilmente alla privatizzazione, essendo impossibile effettuare affidamenti diretti a suo favore. E’ poi paradossale procedere ad atti di tale peso nel momento in cui confini, competenze, modalità elettive delle province sono ancora da definire (compreso il futuro stesso degli uffici d’ambito, che sono aziende speciali da esse dipendenti). Meno che meno (e nettamente opposto agli esiti referendari) è pensabile che una azienda (come sembra si ipotizzi dal contenuto di alcune notizie stampa odierne) possa dal 1 gennaio sostituire un organo di governo politico-amministrativo come l’Ufficio d’Ambito.

Nei giorni immediatamente successivi:

- approvare in ogni consiglio comunale deliberazioni che, riconoscendo l'acqua come bene comune escludano a chiare lettere ogni ipotesi di privatizzazione anche parziale del servizio idrico;

- ribadire la sfiducia nei confronti dei membri del cda dell'Ufficio d'Ambito e pretenderne la sostituzione;

- ribadire la destituzione del presidente della Conferenza dei Comuni ed eleggere un nuovo presidente di garanzia;

- richiedere una convocazione della Conferenza dei Comuni ed approvare in tal sede la richiesta al nuovo Ufficio d'Ambito di ottemperare agli indirizzi politici dati dalla deliberazione della Conferenza dei Comuni del 12 dicembre 2011 (che rigetta il piano d’ambito attualmente proposto) e della deliberazione unanime di consiglio provinciale del 21 dicembre 2011 che indirizza nettamente la gestione del servizio idrico verso soluzioni eclusivamente pubbliche e chiede che sia avviato lo studio delle modalità attuative di tale indirizzo; questo punto risulta particolarmente importante in quanto tale deliberazione è stata totalmente inattuata e disattesa nei contenuti, per chiara scelta politica.

Un grazie sentito a Telecolor per la professionalità della trasmissione e per l’occasione di chiarezza offerta a tutti i cittadini e agli amministratori pubblici locali.

 per il Comitato Acqua Pubblica del Territorio Cremonese

giampiero carotti

 

Guarda i video della trasmissione andata in onda su Telecolor il 7 novembre scorso

 

parte 1: http://www.youtube.com/watch?v=EKI5q9ouzJM&feature=relmfu

parte 2: http://www.youtube.com/watch?v=-4itrwzWsyY&feature=relmfu

parte 3: http://www.youtube.com/watch?v=6tf7KiCEn_Y&feature=relmfu

parte 4: http://www.youtube.com/watch?v=kxIb1bL-6hU&feature=relmfu

 

 

 Lettera del 12 novembre

 

Stimato signor sindaco,

le scriviamo oggi per sfatare un mito. Si dice da molte parti che il futuro della gestione dei servizi idrici in Italia e nel mondo, nonostante i risultati inequivocabili dei referendum del giugno 2011 che indicano a chiare lettere la preferenza della maggioranza assoluta degli elettori italiani per le gestioni pubbliche, è e sarà il privato. La realtà è ben diversa: come lei ben sa infatti la maggioranza di gestioni idriche in Italia è tuttora affidata a mani pubbliche e se si parla di "trend" i fatti dicono che sempre più amministrazioni locali (di ogni colore politico) si vanno orientando decisamente verso il pubblico, sia in Italia che in particolare in Lombardia, nonostante le difficoltà economiche (più o meno indotte, a seconda dei pareri e delle analisi) che tutti — e in particolare gli enti locali — stiamo attraversando.

Ci è sembrato importante e giusto sottoporre alla sua attenzione a titolo di esempio solo alcune delle numerose novità che in questo senso si sono verificate in Italia negli ultimi mesi sperando che possano aiutarla a prendere la decisione migliore. Teniamo a sottolineare come alla base di ognuna di queste strade che si sono aperte non c'è esclusivamente una considerazione di carattere tecnico o finanziario, c'è invece una decisione politica: quella che riconosce l'idrico come un servizio fondamentale per la qualità della vita delle persone e come lo strumento di cui le collettività si dotano per provvedere alla gestione di un bene comune essenziale a tutti gli esseri viventi. Sempre più italiani si stanno convincendo che specialmente in periodi di crisi i beni comuni sono quelli per i quali occorre avere un occhio di particolare riguardo. Una volta presa la decisione fondamentale, che è quella di gestire i beni comuni con gli strumenti che permettono la massima trasparenza e il miglior controllo pubblico e partecipato su tali beni (una gestione esclusivamente pubblica) si inizia il percorso di traduzione della realtà locale in quel linguaggio. Prima quindi si prendono le decisioni in base a un obiettivo, poi sulla base di quelle decisioni si creano con pazienza, con la collaborazione tra istituzioni e con il lavoro quotidiano di amministratori gli strumenti teorici e pratici per ottenere e inverare quell'obiettivo.

La situazione di Cremona è paradossale: quella cremonese è una gestione in cui il privato è storicamente stato da sempre residuale ed è addirittura stato completamente eliminato dal riacquisto delle quote private avvenuto pochi giorni fa; è una gestione sana (pur nelle ristrettezze del periodo) e in grado di produrre un buon (spesso ottimo) servizio ai cittadini, con aziende (per ora) ancora a misura di territorio e non lontane dagli utenti. Tutto questo viene messo fortemente a rischio ora da una sconsiderata e ingiustificabile decisione di due soli sindaci che non solo, come si vede, vanno in controtendenza rispetto al resto d'Italia e agli altri territori lombardi, ma ritengono evidentemente preferibile affidare un buon (e lucroso) servizio ai privati piuttosto che continuare a lasciarlo nelle mani delle aziende storiche locali. Crediamo che questo sia tutt'altro che buona e saggia amministrazione.

 

Eccole alcuni esempi di come si sta muovendo l'Italia dell'idrico:

 

In Italia:

Pescara: l'AATO provinciale delibera l'avvio del percorso di creazione dell'azienda speciale unica

Genova: il consiglio comunale vota a larga maggioranza l’eliminazione della remunerazione del capitale dalla tariffa

Imperia: l'AATO provinciale dopo avere eliminato dalla tariffa la remunerazione del capitale investito (giugno) nega (luglio) alle aziende privatizzate esistenti nel territorio la clausola di salvaguardia, estromettendo il privato (IREN) ed avviando di fatto la ripubblicizzazione piena del servizio idrico, verso una azienda consortile

Belluno: l’assemblea dei sindaci dell’AATO vota l’eliminazione della remunerazione del capitale dalla tariffa.

 

In Lombardia:

Varese: vota a stragrande maggioranza la scelta della gestione pubblica

Milano-AATO provinciale (distinto da quello della metropoli, che da sempre ha un'ottima gestione esclusivamente pubblica): la Provincia di Milano presenta il progetto per la riunificazione delle 5 patrimoniali in CAP holding e per l’affidamento del servizio in-house a Amiacque

Lecco: la conferenza dei sindaci proroga al 31.12.2013 l’affidamento in-house alla società Idrolario.

 

In provincia di Cremona:

Ci sembra un'ottima iniziativa quella adottata dal comune di Solarolo Rainerio, che ha appena approvato una delibera consigliare che indica con nettezza e senza la minima ambiguità una scelta, quella della gestione pubblica, supportandola con valide argomentazioni di merito. Pensiamo che sarebbe importante che molte altre amministrazioni comunali del territorio facessero lo stesso: sarebbe un bellissimo messaggio per le nostre collettività, angosciate e indignate dalla indegna decisione presa dall'Ufficio d'Ambito. Come sempre siamo a disposizione, se ritenuto utile, per organizzare momenti di approfondimento pubblico nel suo comune.

 

Chiudiamo con una nota di attualità internazionale. Nei giorni scorsi ogni organo di informazione ha giustamente dato ampio spazio ai risultati delle elezioni statunitensi. Bene, vale la pena di sottolineare che negli USA, culla indiscussa del liberismo e del mercato, il servizio idrico è tuttora gestito per oltre il 90 per cento da aziende pubbliche. E nessuno dei due candidati si è neppure sognato di proporre soluzioni privatistiche.


Cremona è dunque sempre più fuori dal mondo. Ci aiuti a riportarla tra i territori civilizzati.

 

per il Comitato Acqua Pubblica del Territorio Cremonese

Giampiero Carotti

 

 

volantino Acqua pubblica2018