Brescia: dichiarazioni di Mazzoncini per investimenti privati su infrastrutture idriche. Interessi privati contro il diritto pubblico!
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- Pubblicato: Martedì, 29 Settembre 2020 14:48
Al consesso del Forum Ambrosetti, riunitosi a Cernobbio nella prima settimana di settembre,Al consesso del Forum Ambrosetti, riunitosi a Cernobbio nella prima settimana di settembre,l’amministratore delegato nonché direttore generale di A2A, Renato Mazzoncini, ha illustrato il rapporto intitolato “Il ruolo chiave delle multiutility per il rilancio sostenibile dei territori italiani”.
Tale studio, sviluppato dagli analisti di “The European House - Ambrosetti” in collaborazione,appunto, con la stessa azienda A2A, spazia sui più importanti settori di attività cui si dedicano lesocietà multi servizio: produzione e trasferimento dell’energia elettrica (in particolare da fontirinnovabili), raccolta e trattamento dei rifiuti urbani,gestione del servizio idrico integrato.
Il rapporto, a cui la stampa nazionale e locale ha dato ampio risalto, accanto a varie argomentazionidi carattere generale assolutamente condivisibili come per esempio in merito al ritardo del nostroPaese nell’implementazione della produzione di energia da fonti rinnovabili, in cui peraltro A2Anon si è mai particolarmente distinta, circa le disparità territoriali e regionali nell’accesso all’acquapotabile – contiene però numerose affermazioni che il nostro Comitato si permette di reputarediscutibili ed errate. Limitandoci ai paragrafi dello studio in oggetto più specificamente dedicati alservizio idrico (ossia i “messaggi chiave” nn. 8 e 9 ed il capitolo n. 2.3) e con riferimento alle parolepronunciate dall’amministratore Mazzoncini nel corso della presentazione dello studio medesimo, riteniamo fondamentale porre in risalto alcuni elementi che paiono essere stati totalmente dimenticati dagli estensori del rapporto.
Il primo aspetto da considerare riguarda il ruolo auspicato per le multiutilities nell’incremento dellivello di investimenti a favore dello sviluppo e potenziamento delle reti idriche. Al di là dellavisione dei gestori del servizio idrico, del direttore Mazzoncini e qualche solerte funzionario delComune di Brescia, non va dimenticato innanzitutto come le reti e gli impianti – non solo quelliesistenti al momento dell’affidamento della concessione ma pure tutti quelli successivamenterealizzati nel corso della gestione stessa – siano e restino compresi nel demanio pubblico, aisensi degli artt. 822 e seguenti del Codice Civile. La costituzione su di essi di diritti a favore diterzi, pur ammessa dall’art. 823 1° comma, è comunque sottoposta a tutti i limiti previsti dalle leggie dai regolamenti vigenti e, in ogni caso, è subordinata al limite assoluto dell’inalienabilità.
I gestori del servizio, pertanto, dovrebbero rammentare ogni tanto che essi sono meri affidataritemporanei di beni di cui lo Stato e gli Enti pubblici locali mantengono l’inviolabile proprietà e lacui destinazione specifica non è quella di produrre profitti bensì di soddisfare i bisogni primari della comunità.
Altrettanto irragionevole appare l’insistenza con la quale il rapporto affermal’indispensabilità di finanziamenti privati per il superamento delle criticità – indubbiamenteesistenti – delle reti idriche. Insistenza irragionevole e incomprensibile laddove lo stesso studioprodotto da “The European House” in collaborazione con A2A indica (cfr. pag. 71) che « … nelperiodo 2014-2017, la tariffa ha finanziato circa il 78% degli investimenti. I finanziamenti dacontributi e fondi pubblici invece hanno pesato per il 22% (il 12% nel solo 2017). Il finanziamentodegli investimenti tramite la tariffa ha il vantaggio di rendere trasparente e verificabile per gliamministratori locali il rapporto tra prezzo pagato dall’utente/cittadino e i benefici dello sviluppodelle infrastrutture». Insomma, gli stessi autori del rapporto riconoscono che gli investimentifinalizzati a manutenere gli impianti ed a potenziare il servizio sono integralmente a carico deicittadini, sia sotto forma di pagamento delle bollette sia sotto forma di contributi provenientidalla fiscalità generale. E dunque, ancora una volta ci chiediamo quale bisogno ci sia di farentrare capitali privati nella gestione della risorsa idrica se non quello di garantire ai solitispeculatori una facile fonte di lucro?
Addirittura, in molteplici passaggi, lo studio giunge ad affermare che «… da un’analisi delrapporto tra tariffa, spesa delle famiglie e investimenti, si stima che a un aumento tariffario di 0,10Euro/m3 è associato un incremento di investimenti aggiuntivi pari a circa 20 milioni di Euro e, diconseguenza, la generazione di circa 1.200 posti di lavoro (circa l’1,3% dell’attuale occupazionedel ciclo idrico esteso)», suggerendo in buona sostanza l’opportunità di incrementare ulteriormenteil peso del costo del servizio a carico delle famiglie e dell’intera utenza. Trascurando il fatto chesimili asserzioni implicitamente rafforzano la dimostrazione dell’inutilità dell’apporto dicapitali privati giacché il ruolo nell’alimentare gli investimenti necessari a sviluppare ilsettore resta monopolizzato da quanto ricavato dall’escussione delle tariffe pagate degliutenti, resta comunque l’obiezione per la quale l’ammontare ipotizzato dagli estensori dellostudio (venti milioni di euro) corrisponde all’incirca all’utile netto conseguito annualmentedalla sola società “A2A Ciclo Idrico”: non sarebbe pertanto più logico imporre ai gestori direinvestire integralmente nel servizio gli utili percepiti, anziché pensare di aggravareulteriormente l’onere incombente su chi usufruisce del servizio medesimo per rispondere aipropri bisogni vitali?
Ancor più paradossale ci sembra il riferimento, contenuto a pag. 75 del rapporto, alle procedure diinfrazione aperte ed alle condanne comminate al nostro Paese per il mancato adempimento delledisposizioni europee soprattutto in tema di depurazione delle acque reflue e di tutela ambientale: le condanne giunte al termine delle cause C565-10 (derivante dalla procedura di infrazione n.2004/2034) e C85-13 (derivante dalla procedura di infrazione n. 2009/2034), oltre alle proceduretuttora in corso nn. 2014/2059 e 2017/2181. Riferimento assai preciso, ripreso con altrettantaprecisione dal direttore Mazzoncini nel suo intervento illustrativo. Peccato però che nessuno abbiaricordato come l’unico agglomerato della provincia bresciana oggetto di condanna definitivada parte della Corte di Giustizia delle Comunità Europee sia stato, almeno finora, il Comunedi Orzinuovi, da sempre gestito proprio dalla società “A2A Ciclo Idrico”.
Allo stesso modo, nessuna menzione è stata fatta – sempre considerando la sola realtà bresciana –alla situazione attuale, la quale vede, su circa 65 agglomerati interessati da ipotesi di infrazione, ben 23 Comuni ove il servizio idrico è gestito integralmente da A2A Ciclo Idrico, sei Comunigestiti da Azienda Servizi Valle Trompia (ora posseduta per tre quarti dalla medesima A2A) ed altrettanti a gestione mista cui partecipa, ancora una volta, A2A (http://www.acqua.gov.it/index.php?id=3): insomma, se sulle nostre teste (e sulle nostre tasche)pende la minaccia di tante infrazioni, per un buon 54% – almeno nel nostro territorio – laresponsabilità va totalmente o parzialmente ascritta pure ad A2A.
Le dichiarazioni di Mazzoncini spiegano la forte determinazione con cui l’establishment politico provinciale tenti ad ogni costo di far rientrare A2A su progetti fuori dal proprio raggio operativo come il depuratore del Garda. Su tutto poi vi è il risultato referendario provinciale che ha chiarito quale sia la volontà dei cittadini bresciani: acqua pubblica senza utili da distribuire al mercato. L’esatto contrario di quanto A2A, il codazzo politico al seguito, persegua!
Sicuramente un merito possiamo attribuire allo studio “Il ruolo chiave delle multiutility per ilrilancio sostenibile dei territori italiani”, ed è quello di aver dimostrato una volta di più che questo‘ruolo chiave’ potrà essere esercitato soltanto da gestori pienamente pubblici sia sotto il profilodella proprietà che sotto il profilo della natura giuridica, il cui obiettivo non consista nel conseguireutili buoni da suddividere tra gli azionisti ma al contrario nel garantire a tutte e a tutti i cittadini lamigliore qualità ed efficienza nel servizio.
Francesco Raucci – Mazzacani Mariano
Comitato Referendario Acqua Pubblica Brescia – Tavolo Basta Veleni – Comitato Gaia