La giunta pugliese ripubblicizza l'acqua
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- Pubblicato: Giovedì, 13 Maggio 2010 13:14
Per Nichi Vendola e la giuntaregionale pugliese deve tornare azienda pubblica l’Acquedotto Pugliese, il più grande acquedotto d’Europa con i suoi 20.000 chilometri circa di rete (19.635), che porta acqua in Puglia - la regione proprietaria degli impianti – e in Basilicata e Campania, per un totale di 429 centri abitati e quasi cinque milioni di persone.
L’ente che lo gestiva, Ente autonomo Acquedotto Pugliese, fu trasformato in società per azioni, Acquedotto Pugliese spa (Aqp), con il decreto legislativo n.141 dell’11 maggio 1999, adottato quando era presidente del consiglio dei ministri l’allora diessino Massimo D’Alema e Carlo Azeglio Ciampi ministro del Tesoro. Il capitale azionario era interamente attribuito al ministero del Tesoro, del bilancio e della programmazione economica.
La privatizzazione della società idrica, sia pure a 'trattativa direttà, infatti fu intrapresa proprio da D’Alema: il 3 marzo 2000, un suo decreto previde che l’Acquedotto andasse venduto all’Enel, dopo una valutazione da parte di un collegio di tre advisor. Per il centrodestra, si trattava di una “svendita”: esponenti dell’allora Casa delle libertà dichiararono a più riprese che l’acquedotto – tra investimenti per risanamento acque, opere per approvvigionamento idrico, fognature e impianti di depurazione – valeva tra i 3.500 miliardi e i 4.500 miliardi di lire.
Il 3 maggio 2001 Vincenzo Visco (pure lui Ds), ministro del Tesoro del governo Amato, diede il via libera alla cessione all’Enel; l’allora presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto (Fi), definì l’'insistenza del centrosinistra a cedere all’Enel l’acquedotto “saldi di fine legislatura” e sostenne con insistenza che alla privatizzazione avrebbe dovuto provvedere il governo che sarebbe uscito dalle elezioni politiche che si sarebbero svolte solo dieci giorni dopo, il 13 maggio 2001.
Col successivo governo Berlusconi, e Tremonti ministro dell’economia, fu approvata la legge 28/12/2001, n.488, che all’ art.25, comma 4, trasferiva alle Regioni Puglia e Basilicata l’ intero capitale di Aqp; la stessa norma imponeva alle Regioni di avviare il processo di dismissione delle rispettive partecipazioni in Aqp Spa entro sei mesi dall’acquisizione delle quote, dismissione che non fu mai attuata. Con un decreto del ministro Tremonti il 30 gennaio 2002 fu stabilito il trasferimento dal ministero dell’Economia alle Regioni Puglia e Basilicata del 100% della proprietà dell’Acquedotto Pugliese.
La privatizzazione della società idrica, sia pure a 'trattativa direttà, infatti fu intrapresa proprio da D’Alema: il 3 marzo 2000, un suo decreto previde che l’Acquedotto andasse venduto all’Enel, dopo una valutazione da parte di un collegio di tre advisor. Per il centrodestra, si trattava di una “svendita”: esponenti dell’allora Casa delle libertà dichiararono a più riprese che l’acquedotto – tra investimenti per risanamento acque, opere per approvvigionamento idrico, fognature e impianti di depurazione – valeva tra i 3.500 miliardi e i 4.500 miliardi di lire.
Il 3 maggio 2001 Vincenzo Visco (pure lui Ds), ministro del Tesoro del governo Amato, diede il via libera alla cessione all’Enel; l’allora presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto (Fi), definì l’'insistenza del centrosinistra a cedere all’Enel l’acquedotto “saldi di fine legislatura” e sostenne con insistenza che alla privatizzazione avrebbe dovuto provvedere il governo che sarebbe uscito dalle elezioni politiche che si sarebbero svolte solo dieci giorni dopo, il 13 maggio 2001.
Col successivo governo Berlusconi, e Tremonti ministro dell’economia, fu approvata la legge 28/12/2001, n.488, che all’ art.25, comma 4, trasferiva alle Regioni Puglia e Basilicata l’ intero capitale di Aqp; la stessa norma imponeva alle Regioni di avviare il processo di dismissione delle rispettive partecipazioni in Aqp Spa entro sei mesi dall’acquisizione delle quote, dismissione che non fu mai attuata. Con un decreto del ministro Tremonti il 30 gennaio 2002 fu stabilito il trasferimento dal ministero dell’Economia alle Regioni Puglia e Basilicata del 100% della proprietà dell’Acquedotto Pugliese.
(dal Corriere del Mezzogiorno)