La lombardia e la privatizzazione forzata
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- Pubblicato: Giovedì, 28 Ottobre 2010 13:25
“L'acqua è e rimane un bene pubblico, le tariffe non aumentano, le Province assumono le competenze delle ex AATO (Autorità di Ambito territoriale ottimale) e i Comuni vanno ad acquisire un ruolo di fondamentale importanza all'interno della Consulta nella quale saranno inseriti”. Almeno sulla carta, la legge che riforma il servizio idrico integrato in Regione Lombardia, approvata in giunta regionale il 26 ottobre 2010, è un trionfo del principio “acqua bene comune”. La realtà è ben diversa da quella descritta nel comunicato dell'amministrazione regionale: se la legge passerà “intonsa” anche il vaglio del consiglio regionale, previsto entro fine novembre, in Lombardia, a differenza del resto del Paese, sarà impossibile salvaguardare le gestioni pubbliche degli acquedotti, come quelle di Bergamo, Lodi e Milano. Ecco perché 7mila attivisti avevano indirizzato al presidente della Giunta regionale Roberto Formigoni e a tutti gli assessori una e-mail in cui chiedevano di non “privatizzare l'acqua in Lombardia”. Datata 25 ottobre 2010, è rimasta inascoltata.