Acque S.p.A. ignora il referendum, la legalita' e minaccia la sospensione del servizio idrico
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- Pubblicato: Martedì, 24 Luglio 2012 11:16
ACQUA e DEMOCRAZIA NELLE MANI DEL MERCATO
A distanza di qualche mese dall’inizio della Campagna di Obbedienza Civile, che vede centinaia di cittadini utenti di Acque Spa - migliaia in tutta la Toscana - sottoscrivere i reclami che chiedono l’applicazione del 2° quesito referendario, arrivano risposte di Acque Spa con la minaccia di sospendere la fornitura idrica per coloro che, con coerenza, chiedono il rispetto della democrazia e l’abolizione del profitto dalla bolletta.
Abbiamo affermato che l’acqua è un bene comune che appartiene a tutti i i cittadini e per questo deve stare fuori dalle logiche di profitto e speculazione, e 27 milioni di cittadini/e ci hanno dato ragione.
Abbiamo affermato che la privatizzazione dei servizi pubblici deve essere fermata perché contraria all’interesse collettivo, e la maggioranza degli elettori/trice del paese ha votato SI per fermare la mercificazione della nostra vita.
Eppure, tradendo la democrazia per salvaguardare lobby di potere e interessi forti, il governo e gli amministratori regionali e locali, ignorano da oltre un anno questa volontà maggioritaria.
L’acqua non è un bene economico da privatizzare e deve stare fuori dal mercato e dal profitto. Lo abbiamo sancito attraverso un referendum popolare, l’istituto più grande di espressione democratica del nostro ordinamento.
Eppure le Aziende come Acque Spa, quelle aziende che dovrebbero essere nostre perché le infrastrutture che gestiscono e il bene primario che utilizzano appartengono alla collettività, sembrano operare al servizio dei potenti di turno, si chiami banca, multinazionale, socio privato o socio pubblico, con l’arroganza di chi afferma sempre e comunque la logica del potere e del denaro nell’interesse di pochi.
Mentre l’emergenza idrica abbassa le falde e secca i fiumi, l’integrità del ciclo idrogeologico è sempre più compromessa e la crisi economica colpisce in maniera massiccia le famiglie, le bollette continuano a aumentare e si insiste ad eludere il referendum per garantire il profitto d’impresa.
Acque spa ha chiuso il bilancio 2011 con oltre 11 milioni di utili, quasi 18 milioni prima delle imposte, risorse finanziarie che derivano direttamente dalla tariffa cioè dalle nostre tasche. Ma, diversamente da come ci raccontano, questi soldi non rimangono in azienda, non vengono reinvestiti su impianti e reti, non
vanno a sostegno delle fasce deboli, non vengono accantonati per rimborsare i cittadini che dal 21 Luglio 2011 aspettano che il referendum sia applicato.
Nel decennale della privatizzazione dell’acqua del nostro territorio, gli azionisti possono ben festeggiare quasi 112 milioni di euro di utili prima delle imposte e quasi 25,5 milioni di dividendi distribuiti.
E’ con queste premesse che Acque Spa minaccia di sospendere la fornitura idrica e tagliare l’acqua a chi chiede il rispetto del voto referendario ed è per questo che ricordiamo ad Acque che non siamo noi ad essere in debito, piuttosto vantiamo un credito che è prima di tutto un credito di democrazia e rispetto
della cittadinanza.
Ricordiamo che esiste un ricorso al TAR Toscana depositato in febbraio e in attesa di giudizio sulla non applicazione dell'esito referendario da parte del controllore ATO2 e del controllato Acque Spa.
Ricordiamo ai sindaci, all'ATO e al gestore che aspettavano il parere dell'autorità per l'energia elettrica e del gas (AEEG), che questa si è già espressa sul suo sito (pagine 22-23 capitolo 3 del documento in consultazione al seguente link) dove spiega che dal 21 di Luglio 2011 i gestori avrebbero dovuto adeguarsi in modo automatico al dettato referendario e che comunque dovranno rimborsare le quote della bolletta illegalmente percepite dopo il referendum popolare.
Con i nostri avvocati prenderemo tutti i provvedimenti necessari al fine di tutelare i diritti degli 800.000 cittadini dei 57 comuni gestiti da Acque Spa, perché “si scrive acqua ma si legge democrazia”.
Abbiamo affermato che la privatizzazione dei servizi pubblici deve essere fermata perché contraria all’interesse collettivo, e la maggioranza degli elettori/trice del paese ha votato SI per fermare la mercificazione della nostra vita.
Eppure, tradendo la democrazia per salvaguardare lobby di potere e interessi forti, il governo e gli amministratori regionali e locali, ignorano da oltre un anno questa volontà maggioritaria.
L’acqua non è un bene economico da privatizzare e deve stare fuori dal mercato e dal profitto. Lo abbiamo sancito attraverso un referendum popolare, l’istituto più grande di espressione democratica del nostro ordinamento.
Eppure le Aziende come Acque Spa, quelle aziende che dovrebbero essere nostre perché le infrastrutture che gestiscono e il bene primario che utilizzano appartengono alla collettività, sembrano operare al servizio dei potenti di turno, si chiami banca, multinazionale, socio privato o socio pubblico, con l’arroganza di chi afferma sempre e comunque la logica del potere e del denaro nell’interesse di pochi.
Mentre l’emergenza idrica abbassa le falde e secca i fiumi, l’integrità del ciclo idrogeologico è sempre più compromessa e la crisi economica colpisce in maniera massiccia le famiglie, le bollette continuano a aumentare e si insiste ad eludere il referendum per garantire il profitto d’impresa.
Acque spa ha chiuso il bilancio 2011 con oltre 11 milioni di utili, quasi 18 milioni prima delle imposte, risorse finanziarie che derivano direttamente dalla tariffa cioè dalle nostre tasche. Ma, diversamente da come ci raccontano, questi soldi non rimangono in azienda, non vengono reinvestiti su impianti e reti, non
vanno a sostegno delle fasce deboli, non vengono accantonati per rimborsare i cittadini che dal 21 Luglio 2011 aspettano che il referendum sia applicato.
Nel decennale della privatizzazione dell’acqua del nostro territorio, gli azionisti possono ben festeggiare quasi 112 milioni di euro di utili prima delle imposte e quasi 25,5 milioni di dividendi distribuiti.
E’ con queste premesse che Acque Spa minaccia di sospendere la fornitura idrica e tagliare l’acqua a chi chiede il rispetto del voto referendario ed è per questo che ricordiamo ad Acque che non siamo noi ad essere in debito, piuttosto vantiamo un credito che è prima di tutto un credito di democrazia e rispetto
della cittadinanza.
Ricordiamo che esiste un ricorso al TAR Toscana depositato in febbraio e in attesa di giudizio sulla non applicazione dell'esito referendario da parte del controllore ATO2 e del controllato Acque Spa.
Ricordiamo ai sindaci, all'ATO e al gestore che aspettavano il parere dell'autorità per l'energia elettrica e del gas (AEEG), che questa si è già espressa sul suo sito (pagine 22-23 capitolo 3 del documento in consultazione al seguente link) dove spiega che dal 21 di Luglio 2011 i gestori avrebbero dovuto adeguarsi in modo automatico al dettato referendario e che comunque dovranno rimborsare le quote della bolletta illegalmente percepite dopo il referendum popolare.
Con i nostri avvocati prenderemo tutti i provvedimenti necessari al fine di tutelare i diritti degli 800.000 cittadini dei 57 comuni gestiti da Acque Spa, perché “si scrive acqua ma si legge democrazia”.
Forum Toscano dei movimenti per l'acqua ATO2
Estratto dal documento dell'AEEG pagine 22-23 capitolo 3 del documento in consultazione (al seguente link) Testo in formato PDF
3.8 In questa prospettiva, all’intervento dell’Autorità sul punto deve dunque essere riconosciuta portata meramente ricognitiva e non concretamente innovativa, in quanto l’obbligo imposto ai gestori di conguagliare verso gli utenti le somme eventualmente percepite indebitamente, a titolo di remunerazione del capitale investito, sarebbe non già conseguenza di un’innovazione introdotta dall’Autorità nel metodo tariffario, bensì del suddetto adeguamento automatico delle clausole contrattuali all’esito del referendum.......
3.12 Alla luce di tali principi, è da ritenersi che l’effetto immediato del referendum, sia con riferimento alla eliminazione del criterio dell’adeguata remunerazione del capitale investito sia con riguardo alla copertura integrale dei costi di investimento, si sia prodotto a far data dal 21 luglio 2011 (data della proclamazione dell’esito referendario ai sensi del d.P.R. n. 116/11) in tutti i contesti nei quali trovava applicazione l’art. 154 del d.lgs. n. 152/06, ossia in tutti i contesti in cui la tariffa per il servizio idrico integrato è articolata.
3.8 In questa prospettiva, all’intervento dell’Autorità sul punto deve dunque essere riconosciuta portata meramente ricognitiva e non concretamente innovativa, in quanto l’obbligo imposto ai gestori di conguagliare verso gli utenti le somme eventualmente percepite indebitamente, a titolo di remunerazione del capitale investito, sarebbe non già conseguenza di un’innovazione introdotta dall’Autorità nel metodo tariffario, bensì del suddetto adeguamento automatico delle clausole contrattuali all’esito del referendum.......
3.12 Alla luce di tali principi, è da ritenersi che l’effetto immediato del referendum, sia con riferimento alla eliminazione del criterio dell’adeguata remunerazione del capitale investito sia con riguardo alla copertura integrale dei costi di investimento, si sia prodotto a far data dal 21 luglio 2011 (data della proclamazione dell’esito referendario ai sensi del d.P.R. n. 116/11) in tutti i contesti nei quali trovava applicazione l’art. 154 del d.lgs. n. 152/06, ossia in tutti i contesti in cui la tariffa per il servizio idrico integrato è articolata.