Stop alla privatizzazione dell'acqua a Cremona
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- Pubblicato: Mercoledì, 16 Novembre 2011 10:55
Al presidio, pressati come le sardine per colpa di chi democraticamente eletto ci ha lasciato fuori al freddo, eravamo in 250.
Ennesimo tentativo del presidente Salini di trascinare i sindaci del territorio cremonese verso la rovina del servizio idrico provinciale. Ennesima bruciante sconfitta, profondamente politica: perché è evidente a tutti che i numeri a disposizione ieri — se supportati da una piena convinzione dei sindaci sulla bontà della sua linea — avrebbero permesso di votare la privatizzazione dell’acqua in cinque minuti. Così non è stato e ha vinto la democrazia, cioè il rispetto del voto degli italiani e (per ora, ai punti) il rispetto dell’acqua come bene comune.
Democrazia che però è stata ieri ferita – come da decenni a Cremona non accadeva – da un atto di gravissima illegalità: la Conferenza dei Comuni si è tenuta a porte chiuse come preteso ingiustificatamente dal presidente Leni, escludendo i cittadini dall’assistervi. Peccato, davvero, che nessun sindaco abbia puntato i piedi perché fosse pubblica, come previsto dai regolamenti. Assolutamente irricevibile per i comitati l’offerta – strappata dal volonteroso sindaco Silla – di ammettere una piccola delegazione: non si può accettare per gentile concessione ciò che costituisce un diritto.
Ringraziamo il vicesindaco di Soresina che, pur da posizioni contrarie a quelle del popolo dell’acqua, ha avuto il coraggio di chiedere quello che tanti sindaci avevano in animo, cioè che la votazione doveva essere rinviata. Evidentemente le spinte di Salini alle spalle dei sindaci — in totale disprezzo delle loro prerogative — non erano più sopportabili. Leggiamo la grave forzatura di costringerli in una riunione a porte chiuse come un subdolo tentativo di rompere ogni legame di fiducia tra loro e le centinaia di cittadini che protestavano, fuori dai cancelli, al freddo, bloccati dalle forze dell’ordine. Forse qualcuno sperava che la protesta degenerasse, così da mettere i cittadini dalla parte del torto e i sindaci in quella degli “odiati prevaricatori”? Insomma, un tentativo – non nuovo in Italia – di trasformare un grave problema di agibilità democratica in un caso di ordine pubblico? Così non è stato, grazie alla coscienza civile e all’autocontrollo dei tantissimi manifestanti accorsi – nonostante il brevissimo preavviso – e alla professionalità delle forze dell’ordine.
Siamo molto contenti che i sindaci di ogni orientamento politico abbiano dimostrato ieri di saper prendere decisioni anche al di fuori della teorica condivisione di parte politica, confermando che l’acqua bene comune non sopporta argini ideologici che ne irreggimentino la direzione. E monta la marea dei sindaci sempre più convinti che la direzione sia verso una azienda totalmente pubblica e ben gestita: ora sono circa una quarantina, in rapida ascesa.
Resta sul piatto però un piano d’ambito che contraddice esplicitamente i risultati dei referendum di giugno. Bene hanno fatto i sindaci a prendere tempo per chiarirsi le idee, anche perché continuano a non essere informati in modo adeguatamente imparziale, e particolarmente sull’altra fondamentale soluzione gestionale, quella dell’azienda di diritto pubblico.
Uno dei compiti che come Comitato Acqua Pubblica di Cremona ci assumeremo nei prossimi giorni sarà proprio di fare di tutto per colmare questa lacuna, sperando nella collaborazione di alcuni primi cittadini.
Sarà poi necessario intraprendere tantissime altre azioni, anche sul piano legale, in relazione a quanto avvenuto ieri e al futuro del servizio idrico: come sempre i cittadini del Comitato Acqua le decideranno tutti assieme, tenendosi pronti a nuove mobilitazioni.
Rilanciamo convintamente la grande manifestazione di sabato a Roma, che riaffermerà il diritto dei cittadini italiani a vedere rispettata la volontà espressa chiaramente con lo storico esito dei referendum di giugno.
La dedica di questa piccola ma significativa vittoria dell’acqua bene comune va alla memoria di
Danielle Mitterrand, portatrice d’acqua internazionale scomparsa ieri, co-fondatrice del Contratto Mondiale dell’Acqua.
Il 21 e 22 Novembre scrivi anche tu ai Sindaci, agli amministratori provinciali e del
comune capoluogo
Si sta sostanzialmente disconoscendo l'esito dei referendum del 12 e 13 giugno in cui la volontà popolare aveva indicato la strada della ripubblicizzazione del servizio idrico in Italia.
Noi non ci stiamo!
Per questo sollecitiamo tutte/i ad inviare
il 21 e 22 Novembre ai Sindaci, agli amministratori provinciali e del
comune capoluogo la lettera che trovate di seguito
Testo della mail da inviare:
Oggetto: giù le mani dall'acqua cremonese!
Caro signor Sindaco,
so che lei è in procinto di essere chiamato a votare a favore della privatizzazione del servizio idrico nella sua provincia. Mi perdoni se Le dico in tutta sincerità che sono allibito, costernato e molto indignato.
Negli ultimi mesi in tutta Italia si è discusso a lungo se fosse bene o male privatizzare un bene comune fondamentale per la vita di tutti, si è votato e abbiamo deciso che l'acqua va tenuta fuori dal mercato: per alcuni perché è un dono di Dio, per altri perché è un bene comune indisponibile, per altri per ragioni tecniche e così via: ragioni diverse come diverse sono le persone che hanno votato, ma l'importante è che si è deciso. E per la prima volta nella storia d'Italia a decidere è stata la maggioranza assoluta degli aventi diritto.
Mi chiedo quindi e Le chiedo, caro Sindaco, se si sta riflettendo a fondo su cosa significherebbe ora non rispettare un voto così inequivocabile. La politica in Italia oggi gode di un bassissimo livello di stima e, peggio ancora, di aspettative. Questo lei lo sa bene, visto che per farsi eleggere ha dovuto combattere anche contro questa profonda disillusione. Spero si stia interrogando, come sto facendo io, su quanto possa essere devastante mostrare ai cittadini che la pratica democratica è resa inutile dalla protervia della politica. Chi è eletto non viene investito del potere assoluto, deve muoversi sempre rispettando le norme secondo le quali tutti abbiamo concordato di vivere. Rompere questo patto mette a rischio la tenuta democratica della nazione, a cui tutti teniamo pur nelle nostre differenze.
Non vi è nessun obbligo oggi a privatizzare il servizio idrico, l'Europa lascia libertà di scelta e i cittadini italiani hanno scelto: l'acqua deve restare pubblica.
In questi tempi di crisi finanziaria il mercato idrico fa gola a tanti, non dia le aziende del suo territorio in pasto ai lupi. Tanto più insensato è aprire al mercato in questa fase in cui il mercato è soggetto a pericolosissimi attacchi speculativi.
Esiga da chi le sta di fronte una informazione completa, si metta dalla nostra parte e difenda l'acqua da chi se la vuole mettere in tasca.
La società mista è già stata respinta dai sindaci cremonesi mesi fa. Richieda il ritiro di questo piano d’ambito inaccettabile in quanto esclude la soluzione preferita dagli italiani (azienda di diritto pubblico) e fa carta straccia dell’esito referendario.
Voti comunque contro l’approvazione del piano e a favore del rispetto del mio e del suo voto.
Non partecipi a questo gioco al massacro della democrazia.
Mi fido di lei.
Nome, Cognome, città
Alla fine di due ore di presentazione di un piano d'ambito completamente rivisto sia nelle componenti essenziali sia nella durata sia nella priorità degli interventi sia nel piano tariffario sia soprattutto nella entità totale degli investimenti previsti, l'ufficio d'ambito ha presentato la propria decisione, assunta pochi giorni fa nel cda e comunicata ora ai sindaci: l'acqua va privatizzata.
Si vuole la società mista: l'azienda di diritto pubblico non viene neppure citata, l'in-house viene messo da parte come residuale (peccato che i sindaci della provincia di Como abbiano appena scelto proprio l'in-house).
Questo cda è fermamente deciso a non tenere in minimo conto le indicazioni chiare venute dalla assemblea di settembre — che aveva visto vari sindaci esprimere critiche anche pesanti su modalità e contenuti del percorso proposto — e soprattutto a buttare a Po l'esito dei referendum di giugno (che non è un suggerimento ma dovrebbe essere legge).
La scelta di privatizzare per vent'anni il servizio viene motivata dalla preoccupazione di non trovare finanziamenti: ma i calcoli si fanno sulla situazione finanziaria di queste settimane, che tutti confidiamo sarà superata; non è stato neppure detto ai sindaci quale percentuale andrà al privato, proprio perché si vuole privatizzare, non importa come e quanto. Quello che però è stato precisamente calcolato (dati presentati pubblicamente) è che la tariffa supererà abbondantemente i 2 euro al metro cubo, dunque quasi raddoppierà.
Salvo il poltronificio di tutta la provincia: è anche stato detto a chiare lettere che le poltrone delle nostre aziende rimarranno tutte salde, mentre il privato che entrerà aiuterà il gestore a risparmiare soprattutto sul personale (chissà come farà: i lavoratori e i sindacati che ne pensano?). Molta chiarezza anche su chi entrerà come socio privato: una delle aziende che operano sul territorio italiano (ACEA, A2A, IREN... tutti soggetti che in breve tempo si papperanno in un sol boccone le nostre aziendine).
Dunque sempre la stessa solfa che si sente da due anni: il presidente Salini vuole assolutamente privatizzare e il cda obbedisce silente (con buona pace dell'ex-rivoluzionario Bordi che vota a favore e del membro di "opposizione" che non trova di meglio da fare che astenersi).
I sindaci del territorio avranno ben una settimana per decidere e per valutare un Piano d'Ambito rifatto da capo a piedi: chiaramente nessuno di essi riuscirà neppure a parlarne in un consiglio comunale, figuriamoci a deliberare. Ma non importa, la democrazia è un optional. Infatti è stato detto in fine seduta (dal tavolo di presidenza, ma non sottoposto a votazione) che l'assemblea decisiva si svolgerà a porte chiuse. Suggeriamo a questo punto di votare in località segreta e a scrutinio segreto (avvertite prima i sindaci, però).
Il comitato acqua sarà comunque presente, fuori o dentro. Prima, farà di tutto perché i cittadini dell'intera provincia si mobilitino contro questa vergogna politica.
Roma, 15 Novembre 2011.
Comitato Acqua Pubblica (per poco) Cremona